Negli ultimi anni, sempre più persone hanno trasformato la loro passione per i viaggi in un vero e proprio lavoro grazie ai blog, ai social media e alle collaborazioni con brand e enti turistici.
Le classificazioni incominciano ad essere diffuse in rete e dipendono dalla differente attività svolta. C’era una volta il travel blogger…
Ora, oltre al blogger, possiamo individuare il travel creator, il travel vlogger, il travel influencer, il travel photographer e videomaker, il travel consultant, il travel designer e persino il digital nomad expert.
Ma quando uno di questi travel lavoratori deve aprire la partita IVA? Quali sono i costi e le tasse da considerare? In questa guida scoprirai tutto quello che devi sapere per lavorare in regola ed evitare problemi con il Fisco.
Quando un travel blogger deve aprire la partita IVA?
Molti travel blogger, creator ecc… iniziano la loro attività in modo occasionale, ma quando i guadagni diventano costanti e si superano determinati limiti, l’apertura della Partita IVA diventa obbligatoria.
Hobby o attività professionale? Il limite dei 5.000€
Secondo la normativa fiscale italiana, un’attività è considerata professionale e richiede una partita IVA quando viene svolta abitualmente.
Purtroppo non esiste una casistica ben delineata e spesso si sente dire che basta non superare incassi per euro 5.000. Questo limite appartiene al passato e oggi vale solo per rendere obbligatoria l’iscrizione alla gestione separata Inps.
Diciamo che quell’importo di 5.000 in effetti è considerato lo stesso una sorta di limite perché ovviamente se la tua attività rende solo 5.000 euro in un anno difficilmente si riesce a considerare abituale. Sappiate però che di norma la partita iva prescinde da importi e si rende obbligatoria quando:
– Si svolge in modo continuativo e abituale e professionalmente;
– Con organizzazione di mezzi propri;
– Sempre quando l’attività rientra tra quelle iscritte in Albi professionali
Quindi in teoria possono esserci prestazioni anche superiori a euro 5.000 per le quali non sussiste l’obbligo della partita iva.
Se il tuo blog genera entrate fisse ogni mese da più fonti (sponsorizzazioni, affiliazioni, vendita di servizi), allora, molto probabilmente, devi aprire una partita IVA.
Esempio pratico:
- Devi aprire Partita IVA: Guadagni 700€/mese tra collaborazioni con brand e link affiliati.
- Puoi operare senza IVA (lavoro occasionale): Una tantum ricevi 3.000€ (o anche di più) per un progetto.
Quale codice ATECO scegliere per un travel blogger?
Per aprire la partita IVA come travel blogger, è fondamentale scegliere il codice ATECO corretto, che identifica la tua attività.
Il codice più adatto è il 73.11.03 – Servizi di promozione pubblicitaria, specifico per creator, influencer e blogger.
Codice ATECO | Descrizione | Quando usarlo? |
73.11.03 | Servizi di promozione pubblicitaria e gestione di contenuti digitali | Per travel blogger che monetizzano con sponsorizzazioni, affiliazioni e contenuti social |
73.11.02 | Conduzione di campagne pubblicitarie | Se gestisci ADV per aziende turistiche |
79.90.19 | Altri servizi di prenotazione e attività turistiche | Se organizzi viaggi e vendi pacchetti turistici |
74.10.90 | Attività di travel designer | Chi costruisce gli itinerari di viaggi |
Attenzione: Se il travel blogger vende corsi, guide o consulenze di viaggio, potrebbe essere necessario un codice ATECO aggiuntivo. Meglio consultare un esperto fiscale per evitare errori.
Se un’attività sconfina con un’altra si possono inserire più codici ateco con la stessa P.Iva.
Quanto costa aprire e gestire la partita IVA?
Il costo in sé non è significativo, generalmente se sei un professionista non ha costi mentre se sei un’impresa sei obbligato a iscriverti in CCIAA e costa qualche centinaio di euro, ovviamente sono esclusi gli onorari del professionista incaricato. I costi della Partita IVA in sostanza sono le imposte e i contributi da versare ogni anno.
Regime forfettario: conviene?
Il regime forfettario è la scelta migliore per chi guadagna meno di 85.000€ all’anno, perché offre agevolazioni fiscali.
Ecco i costi principali:
Voce | Costo annuo |
Tasse (15% sul 78% del fatturato) | Variabile |
Contributi INPS (24% sul reddito imponibile, minimo 3.900€/anno) | 3.900 € |
Commercialista | 400-800€ |
Vantaggi del Forfettario:
- No IVA in fattura (si emettono fatture senza IVA)
- Aliquota fiscale bassa (15% o 5% per i primi 5 anni)
- Contabilità semplificata
Svantaggi:
- Non si possono scaricare molte spese
- Se si superano gli 85.000€/anno, si passa al regime ordinario o a una srl; puoi dedurti i costi ecc
Travel blogger all’estero: dove pagare le tasse?
Molti travel blogger vivono all’estero e si chiedono dove devono pagare le tasse.
La regola dei 183 giorni
La residenza fiscale è determinata dalla presenza in un Paese per almeno 183 giorni all’anno.
Se passi più di 6 mesi all’estero, puoi trasferire la tua residenza fiscale in un altro paese e pagare le imposte nel luogo in cui vivi..
Se hai il centro degli interessi in Italia (clienti italiani, famiglia in Italia), il Fisco ti considera comunque residente fiscale italiano e devi dichiarare i tuoi guadagni in Italia.
Famosi sono i casi di Valentino Rossi, Max Biaggi e del grande Pavarotti.
Caso particolare: Se sei un nomade digitale senza residenza fissa, potresti optare per Paesi con tassazione agevolata (es. Portogallo, Dubai, Estonia), ma è sempre meglio valutare con un commercialista esperto di fiscalità internazionale. Ricordiamoci sempre di valutare residenza e domicilio ed eventuale iscrizione all’Aire!
Cosa può dedurre un travel blogger con Partita IVA?
Una delle domande più frequenti riguarda le spese deducibili: cosa può scaricare un travel blogger?
Spese Deductibili | % Deducibilità |
Biglietti aerei, hotel e ristoranti (se trasferta di lavoro) | 100% |
Ristoranti e omaggi (se spese di rappresentanza) | 75% |
Attrezzatura (fotocamera, drone, laptop, smartphone) | 100% |
Abbonamenti software (Adobe, Canva, SEO tools) | 100% |
Corsi di formazione e libri professionali | 100% |
Per rendere un viaggio scaricabile fiscalmente, devi dimostrare che è necessario per la tua attività (es. collaborazione con enti turistici, produzione contenuti).
Un commercialista tradizionale ti dirà che il viaggio puoi dedurlo in parte o addirittura non dedurlo.
L’esperienza e la specializzazione evitano entrambi i seguenti errori opposti:
– farti dedurre spese che non ti spettano;
– non farti dedurre spese che ti spettano magari solo per “prudenza”.
Come aprire la partita IVA per travel blogger?
Se hai deciso di aprire la partita IVA come travel blogger, il processo è semplice
Mandaci una mail e ti aiuteremo a:
- Scegliere il codice ATECO giusto.
- Registrare la Partita IVA presso l’Agenzia delle Entrate e in Camera di commercio se è il caso..
- Iscriverti alla Gestione Separata INPS.
Da Human Safari a Daniel Mazza, i nostri creator e travel blogger
Fisco Buddy è il primo servizio per creator e influencer, nel nostro roster abbiamo già tanti travel blogger come Human Safari, Daniel Mazza, Stefano Cantarini, Claudio Pelizzeni, Carlo Laurora e molti altri, insomma di tasse e travel blogger ne capiamo.