Guadagni su PayPal, Stripe o Ko-fi: il fisco li vede?

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Nel mondo del lavoro digitale, piattaforme come PayPal, Stripe e Ko-fi sono diventate strumenti indispensabili per ricevere pagamenti da clienti, fan o collaborazioni internazionali.

Ma sebbene questi strumenti siano agili e immediati, spesso si diffonde una convinzione pericolosa: “se il denaro non passa da un conto bancario italiano, il Fisco non se ne accorge”.

La realtà è ben diversa. In questo articolo facciamo chiarezza su cosa sa davvero l’Agenzia delle Entrate, come vengono monitorati i conti PayPal & Co., e quali sono gli obblighi fiscali da rispettare per non incorrere in sanzioni.

Il mito dell’invisibilità: da dove nasce?

Molti pensano che i guadagni ricevuti su PayPal o Stripe non siano tracciabili, soprattutto se il denaro non viene trasferito subito su un conto bancario tradizionale. Questo mito deriva da due convinzioni errate:

  1. Non si tratta di un vero conto bancario, quindi non è soggetto a controlli;
  2. I pagamenti da piccole donazioni o microservizi (es. su Ko-fi o BuyMeACoffee) non sono “lavoro vero”.

Falso. Le autorità fiscali possono monitorare anche i conti digitali, e qualsiasi somma ricevuta in cambio di un servizio è reddito a tutti gli effetti.

Il Fisco li vede? Sì. Ecco perché.

1. PayPal e Stripe sono sottoposti alla normativa antiriciclaggio (AML)

In Europa, PayPal e Stripe sono istituzioni finanziarie regolamentate. Sono quindi obbligate a:

  • Identificare l’utente (KYC – Know Your Customer);
  • Conservare i dati delle transazioni;
  • Segnalare operazioni sospette;
  • Collaborare con le autorità fiscali dei Paesi membri.

2. Common Reporting Standard (CRS)

Il CRS è un sistema di scambio automatico di informazioni bancarie tra Stati aderenti (inclusa l’Italia). Le piattaforme finanziarie con sede in Paesi aderenti sono tenute a comunicare i dati dei titolari di conti o wallet alle autorità fiscali del loro Paese, che poi li trasmettono all’Agenzia delle Entrate.

Anche se PayPal ha sede in Lussemburgo, Stripe in Irlanda e Ko-fi nel Regno Unito, tutti questi Paesi partecipano allo scambio automatico di informazioni.

Quali guadagni sono visibili e come vanno dichiarati?

Freelance e Partita IVA:

  • Ogni pagamento ricevuto tramite PayPal, Stripe, Ko-fi o simili è considerato un compenso per un’attività;
  • Deve essere fatturato, anche se arriva come “donazione”;
  • Va registrato nella contabilità e dichiarato nei redditi professionali.

Privati senza partita IVA:

  • Se le somme ricevute sono sporadiche e non organizzate in forma di impresa o professione, si possono considerare redditi diversi (art. 67 del TUIR);
  • Tuttavia, se l’attività è abituale, continuativa o con finalità di lucro, sei fiscalmente tenuto ad aprire una posizione IVA.

Anche una “donazione” su Ko-fi è un reddito se viene fatta in cambio di un contenuto, un’illustrazione, un servizio o altro valore.

Trasferire il denaro sul conto cambia qualcosa?

No. Il denaro è tracciabile già all’interno della piattaforma. Il Fisco può chiedere i movimenti direttamente a PayPal, Stripe o altri provider, senza bisogno che tu abbia trasferito quei fondi sul tuo conto corrente.

Anzi, lasciare i soldi su PayPal per evitare controlli è una pratica pericolosa e inutile, perché:

  • Non elimina gli obblighi dichiarativi;
  • Può essere interpretata come occultamento volontario;
  • Espone al rischio di sanzioni gravi in caso di verifica fiscale.

Cosa succede in caso di controllo fiscale

L’Agenzia delle Entrate può:

  • Chiederti l’accesso agli estratti PayPal o Stripe degli ultimi 5 o 10 anni;
  • Richiedere spiegazioni su ogni entrata registrata;
  • Presumere che gli accrediti non dichiarati siano reddito in nero;
  • Applicare sanzioni fino al 240% delle imposte evase.

Anche piccole cifre (es. 1.000-2.000 €) possono generare conseguenze se ricevute regolarmente e non dichiarate.

Come mettersi in regola (o restarci)

1. Dichiara tutto il reddito

Anche se piccolo o ricevuto in dollari, anche se lo chiami “donazione”, tutto ciò che ricevi in cambio di un’attività ha rilevanza fiscale.

2. Tieni traccia di ogni pagamento

Scarica periodicamente gli estratti conto da PayPal, Stripe, ecc. per tenerli come documentazione contabile.

3. Valuta se aprire la Partita IVA

Se ricevi pagamenti ricorrenti, se offri servizi o contenuti in modo continuativo, è molto probabile che tu sia obbligato ad aprirla. Il regime forfettario in Italia offre buoni vantaggi per iniziare (aliquota al 5% o 15%).

4. Evita conti “non dichiarati”

Se hai conti PayPal o carte prepagate (come Revolut, Wise, ecc.) con saldo superiore a 5.000€, potresti essere obbligato a dichiararli nel quadro RW della dichiarazione dei redditi.

Errori comuni da evitare

  • “Non lo dichiaro perché tanto sono piccole somme” → anche i microredditi vanno dichiarati.
  • “Non serve fattura se ricevo con Ko-fi” → falso, è reddito se hai dato qualcosa in cambio.
  • “Il conto è estero, quindi non tracciabile” → falso, il CRS ha eliminato il segreto bancario.
  • “Apro PayPal a nome di un amico/familiare” → questo può configurare interposizione fittizia, ed è perseguibile.

Dichiarare guadagni PayPal: perché farlo

Usare strumenti digitali per ricevere pagamenti è del tutto lecito e sempre più comune, ma ciò non esonera dagli obblighi fiscali. PayPal, Stripe, Ko-fi & Co. sono perfettamente tracciabili, e il Fisco italiano ha i mezzi — e l’interesse — per monitorarli.

Il modo migliore per lavorare online, crescere e dormire sonni tranquilli? Essere trasparenti, dichiarare tutto e organizzarsi fin dall’inizio con una gestione professionale dei propri guadagni.

@fiscobuddy

💸 Per comodità il 90% dei creator si appoggia a conti online come Revolut, che funzionano molto bene ma devono essere usati nella maniera corretta. 🌎 I conti esteri vanno inseriti in dichiarazione, quadro RW, non solo per monitoraggio fiscale, ma perché se la loro giacenza media è superiore a 5.000€ è dovuta l’IVAFE, una tassa del 2 per 1000. 👉 Ci sono tante altre cose che devi sapere sui conti esteri sia per stare in regola col fisco, sia per risparmiare sulle tue tasse, se vuoi approfondire visita il nostro sito e prenota una consulenza grtuita. #fiscobuddy #commercialista #commercialistadigitale #partitaiva #lavorooccasionale #creator #revolut

♬ suono originale – FiscoBuddy