Buoni pasto per freelance, creator e partite IVA: ti fanno davvero risparmiare?

buoni pasto partita iva

Se sei un content creator, un freelance o hai una partita IVA individuale, magari ti sarà capitato di vedere pubblicità che dicono: “I buoni pasto sono sempre deducibili!”, “Risparmia sulle tasse con i ticket restaurant!”, “Deduzione al 100% anche per i professionisti!”.

Sembra una soluzione perfetta: li usi per mangiare e ti scarichi tutto. Ma funziona davvero così? Spoiler: no, non sempre.

Vediamo perché punto per punto e per chi sono davvero utili i buoni pasto.

1. I buoni pasto: nati per le aziende

In origine i buoni pasto servivano per sostituire le mense aziendali. Non tutte le aziende hanno la possibilità di allestire una mensa interna, quindi danno ai dipendenti i buoni pasto, validi in bar, ristoranti e supermercati convenzionati.

Per i dipendenti, i vantaggi sono veri: l’azienda li deduce completamente, e chi li riceve non paga tasse né contributi, fino a 4 euro al giorno se sono cartacei, o 8 euro se elettronici.

2. E i freelance? Qui viene il bello…

Chi lavora in proprio (freelance, creator, consulente) non ha diritto alle stesse agevolazioni dei dipendenti.
La normativa considera i buoni pasto un mezzo di pagamento, non un servizio. Quindi, se compri ticket restaurant per te stesso, la spesa segue le regole fiscali delle spese di vitto, cioè:

  • puoi dedurre il 75% del costo del pasto,
  • entro il limite del 2% dei compensi annui.

Esempio: Se in un anno hai 30.000 euro di ricavi, puoi dedurre al massimo 600 euro di spese per pasti (2%). Se spendi 1.200 euro in buoni pasto, solo metà sarà deducibile, e solo se collegata all’attività (per esempio, pranzo fuori durante un lavoro in trasferta, o dopo una riunione con un cliente).

Nessuna deduzione se i buoni li usi per mangiare a casa o durante una giornata normale davanti al PC.

3. Imprenditori individuali: spese personali NO, ma attenzione alle spese di rappresentanza

Un imprenditore individuale non può dedurre i buoni pasto usati per sé stesso, perché secondo l’art. 109, comma 5 del TUIR, le spese personali dell’imprenditore non sono mai deducibili, anche se effettuate “nell’ambito dell’attività”.

Quindi: se pranzi da solo, non puoi dedurre né il buono pasto, né lo scontrino del ristorante.

Tuttavia, esiste un’eccezione importante: le spese di rappresentanza.

Se l’imprenditore pranza con un cliente, fornitore, partner o collaboratore in un contesto legato all’attività (es. trattativa, chiusura di un contratto, invito a un fornitore), allora la spesa è deducibile nei limiti previsti per le spese di rappresentanza, cioè:

  • deducibilità entro l’1% dei ricavi annui (art. 108, comma 2 del TUIR);
  • è necessaria documentazione precisa, con fattura intestata all’impresa o ricevuta con indicazione del motivo dell’incontro;
  • è utile annotare i nomi delle persone presenti e l’occasione del pranzo, per dimostrare l’inerenza.

Esempio: se nel 2024 hai ricavi per 100.000 euro, puoi dedurre fino a 1.000 euro di spese di rappresentanza (compresi pranzi con clienti). Se acquisti buoni pasto per invitarli, quei buoni saranno deducibili entro questo limite.

Nota bene: non è la forma (buono, carta, contanti) a determinare la deducibilità, ma lo scopo della spesa.

4. Amministratori di società: tutto dipende dal contratto

E se sei amministratore di una società (Srl, Srls, ecc.)?

Dipende. Se sei inquadrato come lavoratore dipendente o “assimilato”, i buoni pasto possono essere esentasse entro i limiti di legge (4/8 euro al giorno) e dedotti dalla società.

Se invece sei pagato con compenso da lavoro autonomo (tipico per amministratori), valgono le stesse regole dei freelance: deduzione parziale, entro il 2% dei compensi, e solo se il pranzo è inerente all’attività.

5. Quindi, conviene comprare buoni pasto da freelance o creator?

Dipende.

  • Se li usi in modo occasionale, per pranzi legati al lavoro (trasferte, incontri), puoi dedurli parzialmente.
  • Se li usi per mangiare ogni giorno a casa o sotto l’ufficio, la deduzione è limitata o nulla.
  • Non sono un “trucco fiscale” per risparmiare sulle tasse, come certe pubblicità lasciano intendere.

Meglio considerarli come uno strumento pratico, non un vantaggio fiscale automatico.

Buoni pasto: Sono davvero così convenienti?

I buoni pasto non sono sempre deducibili per tutti.
Funzionano alla grande per i dipendenti, meno per professionisti, imprenditori individuali e amministratori.
Non è vietato usarli, ma bisogna sapere quando sono davvero deducibili e quando invece no.

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