Doppia imposizione fiscale: cos’è e come evitarla

Doppia imposizione fiscale: cos'è e come evitarla

Nel mondo globalizzato e interconnesso di oggi, sempre più creator digitali decidono di trasferirsi all’estero per motivi di stile di vita, opportunità di crescita o vantaggi fiscali.

Tuttavia, una delle questioni più complesse e spesso trascurate è la doppia imposizione fiscale, ovvero il rischio di dover pagare le tasse sullo stesso reddito in due Paesi diversi.

In questo articolo, analizzeremo come funziona la tassazione internazionale per i creator digitali, quali sono gli strumenti legali per evitare la doppia imposizione e i migliori approcci per proteggere i propri guadagni senza cadere nell’illegalità.

Cosa si intende fiscalmente per “creator digitale”?

Con il termine creator digitale si fa riferimento a una vasta gamma di professionisti che operano online: Youtuber, streamer su Twitch, influencer su Instagram o TikTok, blogger, podcaster, ma anche freelance creativi come grafici, copywriter, sviluppatori e consulenti che lavorano in modalità remota.

Tutti questi soggetti hanno in comune la possibilità di lavorare da qualsiasi parte del mondo e, per questo, il tema della residenza fiscale e della tassazione internazionale è particolarmente rilevante.

Il rischio della doppia imposizione

La doppia imposizione fiscale si verifica quando un individuo è considerato fiscalmente residente in due Paesi diversi o quando un Paese tassa i redditi prodotti all’estero senza tenere conto delle tasse già pagate nel Paese di origine. In pratica, significa pagare le tasse due volte sullo stesso reddito.

Per esempio: un creator italiano che si trasferisce in Spagna ma continua a guadagnare tramite una partita IVA italiana o riceve pagamenti da aziende italiane, rischia che entrambi i Paesi rivendichino il diritto di tassare il suo reddito.

In linea generale, possiamo affermare che per stabilire dove un cittadino è tenuto a pagare le imposte sui redditi percepiti occorre considerare il concetto di “residenza fiscale”.

In base al cosiddetto “principio della tassazione mondiale” (World Wide Taxation Principle), sul quale si fonda il sistema fiscale di molti Paesi europei e che è stato adottato anche dalla legislazione fiscale italiana, il cittadino che lavora all’estero, mantenendo la residenza italiana, ha comunque l’obbligo di pagare le imposte in Italia anche sui redditi prodotti all’estero, salvo che sia diversamente indicato da disposizioni contenute nelle Convenzioni internazionali contro le doppie imposizioni.

Come funziona la residenza fiscale

Ogni Paese ha i propri criteri per determinare la residenza fiscale. In Italia, un soggetto è considerato residente fiscalmente se:

  1. È iscritto all’anagrafe della popolazione residente per più di 183 giorni (circa 6 mesi) all’anno;
  2. Ha nel territorio italiano il domicilio, inteso come centro degli interessi vitali;
  3. Ha in Italia la residenza, cioè la dimora abituale.
  4. Si è trasferito in un paese a fiscalità privilegiata e non riesce a provarlo (vale la regola della dell’inversione della prova che è a carico del soggetto trasferito)

Basta anche uno solo di questi criteri perché una persona venga considerata residente fiscale in Italia.

Altri Paesi, come il Portogallo o Dubai, hanno regole diverse e talvolta più favorevoli. Tuttavia, il vero rischio per un creator digitale è essere considerato residente in due Paesi contemporaneamente: è qui che si genera la doppia imposizione.

Le convenzioni contro la doppia imposizione

Fortunatamente, per evitare questi problemi, molti Paesi hanno firmato Convenzioni contro la doppia imposizione (CDI), accordi bilaterali che stabiliscono quale dei due Stati ha il diritto di tassare determinati redditi. L’Italia ha stipulato trattati di questo tipo con oltre 100 Stati.

In caso di conflitto di residenza, queste convenzioni stabiliscono una serie di criteri “a cascata” per determinare dove un individuo deve essere considerato residente ai fini fiscali. I principali sono:

  1. Dove la persona ha un’abitazione permanente;
  2. Dove ha il centro degli interessi vitali (famiglia, affari, relazioni personali);
  3. Dove soggiorna abitualmente;
  4. Nazionalità.

Grazie a queste regole, è possibile stabilire con maggiore certezza in quale Paese si deve pagare l’imposta sul reddito.

Strategie pratiche per evitare la doppia imposizione fiscale

1. Trasferirsi in modo corretto

Molti creator commettono l’errore di trasferirsi all’estero “a metà”: lasciano l’Italia fisicamente, ma mantengono legami economici e familiari che fanno presumere una residenza effettiva nel Belpaese. Il trasferimento deve invece essere effettivo e dimostrabile:

  • Iscrizione all’AIRE (Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero);
  • Cancellazione dalla residenza in Italia;
  • Apertura di conti correnti esteri;
  • Contratto di affitto o acquisto di un immobile all’estero;
  • Spostamento del centro degli interessi personali e professionali.

2. Ottimizzare la struttura legale

Alcuni creator aprono società all’estero per gestire i propri introiti in modo più efficiente. Questa strategia è legittima, ma deve essere ben pianificata per evitare l’accusa di “esterovestizione”, ossia di avere una società estera fittizia che in realtà opera dall’Italia.

Le autorità fiscali possono risalire facilmente a queste situazioni grazie alla collaborazione internazionale e al sistema CRS (Common Reporting Standard) che permette lo scambio automatico di informazioni bancarie.

3. Usare correttamente le convenzioni

Se ci si trova in una situazione potenzialmente a rischio, è possibile richiedere l’applicazione della convenzione contro la doppia imposizione tramite moduli specifici che attestano la residenza fiscale nel nuovo Paese. In alcuni casi è anche previsto il credito d’imposta, cioè la possibilità di detrarre le tasse pagate all’estero da quelle dovute in Italia.

Le eventuali imposte pagate a titolo definitivo nei Paesi in cui i redditi sono stati percepiti si possono comunque detrarre da quelle italiane, sotto forma di credito d’imposta, nei limiti stabiliti dalle norme fiscali italiane.

4. Affidarsi a un fiscalista internazionale

Il supporto di un consulente esperto in fiscalità internazionale è fondamentale. Ogni situazione personale ha peculiarità che vanno analizzate caso per caso. Un fiscalista può:

  • Valutare la tua posizione attuale;
  • Consigliarti su dove trasferirti in base alla tua attività;
  • Aiutarti a redigere correttamente la documentazione;
  • Evitare errori che possono costare molto cari.
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